Il 1° ottobre uscirà nelle librerie il libro «Guerre interne» dello scrittore e giornalista peruviano Joseph Zarate, ospite del Festival Entre Dos Mundos 2020. Sarà possibile acquistare il libro, edito da Gran Via Edizioni, anche durante il Festival.
Joseph Zarate, giornalista, scrittore ed editore peruviano, di origini amazzoniche, nasce a Lima nel 1986. Studia comunicazione sociale presso l’Universidad Nacional Mayor de San Marcos di Lima, completando i suoi studi in creazione letteraria a Barcellona, presso l’Universitat Pompeu Fabra. Lavora come redattore per la rivista mensile «Etiqueta Negra», che si occupa di giornalismo narrativo nei territori panamensi, peruviani e cileni. Parallelamente collabora come redattore per la rivista sorella «Etiqueta verde», con un focus specifico sulle questioni ambientali.
Ha collaborato con varie riviste internazionali, tra cui il New York Times, International Boulevard and Univisión (USA), Courrier International (Francia), Internazionale (Italia), Altaïr, Ballena Blanca e 5W (Spagna); Agenzia pubblica (Brasile), Gkillcity (Ecuador) e Ojo Público (Perù). È attualmente docente di Giornalismo Letterario presso la Facoltà di Giornalismo dell’UPC, Universidad Peruana de Ciencias Aplicadas e lavora presso IDL-Reporteros.
Sono molti i riconoscimenti ottenuti, che pongono i suoi lavori al centro del panorama giornalistico e letterario latinoamericano contemporaneo.
Nel 2015 ottiene il Premio PAGE, creato dall’ONU per il giornalismo ambientale; nel 2016 il Premio Ortega y Gasset sempre per il giornalismo; nel 2018 il premio Gabo, nella categoria Texto per il suo lavoro «Un niño manchado de petróleo», che mostra come un disastro ecologico possa mettere in evidenza tanto gli angoli nascosti quanto le ferite aperte di una società.
«Guerre interne» è un libro che ci parla dei conflitti dell’uomo con la modernità. I tre personaggi principali chiamano in causa i tre elementi soggetto del testo: il legno, l’oro e il petrolio. Il legno è rappresentato dall’elettricista Edwin Chota, leader del gruppo etnico Asháninka che consacra la sua esistenza alla difesa degli alberi della comunità di Saweto: «Il sorriso è a volte un atto di diplomazia, ma Chota non sorrideva mai di fronte a un trafficante di legname». La contadina cajamarquina Máxima Acuña dà invece la voce all’oro, essa vive per difendere la sua casa e i laghi dalla violenza delle azioni estrattive delle miniere di questo prezioso materiale: «Che cosa ci posso fare? Mi lascio portare via la mia terra e la mia acqua?». Infine, il petrolio, con Osman Cuñachí, un bambino awajún, che se potesse esprimere un desiderio, chiederebbe di cambiare le sue ciabatte in plastica in scarpe fosforescenti, immerge il suo piccolo corpo nel petrolio rovesciato in un fiume: «Non andate dal petrolio, ci morirete».
«Guerre Interne» ci mostra il Perù attraverso persone semplici, che lottano nella vita di tutti i giorni, lontano dalla comodità delle città, per un mondo migliore da consegnare alle generazioni di domani.