Mostra del Cinema di Venezia 2020

America Latina protagonista assoluta!

Mostra del Cinema di Venezia 2020

Mostra del Cinema di Venezia 2020 1000 620 Entre Dos Mundos
Si è appena concluso Il più antico festival cinematografico al mondo, nonché il primo a svolgersi “in presenza” durante la pandemia: la Mostra del Cinema di Venezia 2020. 

In un anno in cui il mondo pare essersi ristretto e i confini sono tornati a dividerci fisicamente, è ancora più importante viaggiare attraverso le immagini e le storie proposte dal cinema internazionale.
In questa 77esima edizione del Festival l’America Latina ha avuto un ruolo da protagonista. Le proposte cinematografiche latino americane testimoniano la necessità di confrontarsi con realtà scomode ma attuali: una presa di coscienza dolorosa ma necessaria che è il fil rouge di questa edizione del Festival, coerentemente con il periodo storico che stiamo vivendo.

II Festival comincia ad incuriosirci già dal documentario di Terra e Calil Narciso em Férias, presentato fuori concorso. Qui vediamo il grande musicista brasiliano Caetano Veloso raccontare in prima persona i suoi 54 giorni di detenzione vissuti durante la dittatura militare degli anni Sessanta: l’intimità dell’esperienza diretta per raccontare uno dei capitoli più brutali della storia brasiliana (qui il trailer originale).

Il Festival di Venezia presenta poi i tre film in concorso:

Entre tú y Milagros della regista colombiana Mariana Saffon. Il toccante racconto di Milagros, una quindicenne la cui vita ruota attorno all’amore di sua madre e che l’incontro inaspettato con la morte spinge a riflettere sulla sua stessa esistenza. Il film ha vinto il Premio Orizzonti per il miglior cortometraggio (qui la soddisfazione della regista per essere stata invitata a Venezia).

Nuevo Orden del regista messicano Michel Franco viene premiato con il Leone d’argento – Gran premio della giuria. Potente e duro atto d’accusa verso la società contemporanea, sempre più avvitata tra disparità e discriminazioni sociali. La dittatura, prima di essere militare è economica, ed è il Sistema a generare il conflitto. La descrizione di un’apocalisse sociale che sembra valida per il Messico, ma suggerisce una particolare lente applicabile anche altrove per leggere la realtà (qui il trailer originale).

Infine la messicana Yulene Olaizola e il suo film Selva Trágica hanno vinto due premi nel circuito alternativo de La Biennale di Venezia: La giuria della Critica Indipendente ha assegnato a Yulene il premio come Miglior Regista. Inoltre, il film si è fatto notare tra i diciannove concorrenti della Sezione, vincendo il premio “Sorriso Diverso” per il Miglior Film Straniero di Interesse Sociale, assegnato da esperti di cinema di tutto il mondo (qui il trailer originale).

È l’ottava opera della regista Yulene Olaizola, la quale mette a frutto la sua esperienza di documentarista per raccontare una storia di finzione in cui, dall’inizio alla fine, si può percepire chiaramente il “respiro” della foresta. Selva Tragica ci porta nella giungla al confine tra Messico e Belize nei primi Anni Venti del secolo scorso, all’epoca dell’estrazione della gomma. La giungla è affollata di animali e insetti pericolosi ma, allora come oggi, l’uomo è il predatore più temibile. In tempi di degrado ambientale a livello globale prima ancora della storia che vi si svolge, risulta di fondamentale importanza leggere questo spazio incontaminato con lo sguardo di chi non solo lo conosce come è fatto, ma ne sa descrivere l’anima profonda. La voce narrante che si inserisce a commentare la vicenda, riesce ad esprimere l’intensità di un vissuto ambientale che si manifesta attraverso tutte le tonalità del verde. La selva diventa così una divinità che s’incarna nel femminile in grado di attrarre ma anche di perdere coloro che vi si avvicinano con intenti predatori (qui una intervista alla regista durante il Festival).